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1567. L'Europa è sconvolta dalle guerre di religione e l'Italia dalla repressione iniziata con l'ascesa al soglio pontificio di Pio V, l'inquisitore Michele Ghislieri. A Roma, mentre l'eretico luterano Pietro Carnesecchi finisce al rogo, un cardinale di Santa madre Chiesa, Marcantonio Da Mula, propone ad alcuni suoi "amici" una disputa sulla guerra e sulla natura belligerante del cristianesimo, ancora lontano dal messaggio evangelico di fratellanza e di pace. I letterati e gli uomini di Chiesa che rispondono alle sue domande si interrogarono così sulla contrapposizione fra la tolleranza religiosa del mondo pagano e l'intolleranza del cristianesimo, impegnato fin dagli inizi in una guerra di cristiani contro altri cristiani. Il precoce dibattito italiano, non a caso rimasto manoscritto, seppure con autocensure e timori, paure e dissimulazioni, affronta la liceità dell'uccidere l'eretico, in guerra come sui roghi. Sulla base di un lavoro di ricerca su fonti di prima mano, sino a ora rimaste nel chiuso degli archivi, l'autrice di questo libro racconta una storia sorprendente, riportando alla luce pensieri, sentimenti, timori, interrogativi di chi, nella Roma del Cinquecento, sente incombere su di sé l'ombra di una delle pagine più buie del cristianesimo.